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Rivista Antonianum
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Foto Etzi Priamo , Recensione: ANTONIO CALABRESE, Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica , in Antonianum, 73/1 (1998) p. 200-202 .

Il passionista P. Antonio Calabrese, officiale emerito della sezione giuridica della Segreteria di Stato e autore di buone opere di diritto canonico, dimostra di sa­per utilizzare con frutto i meritati - ma, di fatto, sempre parziali per gli uomini di Chiesa - oda che, per ragioni d'età, seguono ai più intensi negotia precedenti, pre­sentando sotto forma di manuale (5) un aggiornato commento delle norme di di­ritto canonico riguardanti gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (IVC e SVA).

L'Autore, per modestia, parla del libro di cui ci stiamo interessando come della 2a edizione dell'altra sua opera Gli Istituti religiosi. Lineamenti di diritto canonico (Roma 1986); in realtà la materia pur non essendo totaliter retractata è, quanto me­no, notabiliter aucta: infatti stavolta vengono presi in considerazione anche gli Isti­tuti secolari e le Società di vita apostolica.

L'opera, che si compone di quattro parti, tratta sulla scorta della struttura del Codice: 1) degli Istituti di vita consacrata in genere ossia delle norme comuni a tutti quanti gli Istituti (11-73); 2) degli Istituti religiosi (77-342); 3) degli Istituti secolari (345-382) e, 4) delle Società di vita apostolica (385-405). Anche nella redazione del­le singole parti, l'Autore segue abbastanza fedelmente il Legislatore canonico la qual cosa, oltre a garantisce una certa logicità e organicità nella trattazione favori­sce pure il lettore; nondimeno, in qualche raro caso, alcuni argomenti sono rag­gruppati o suddivisi in maniera differente e a tal proposito ci permettiamo di avan­zare qualche piccola riserva, ovviamente di carattere esclusivamente metodologico non certo sostanziale. Un solo esempio per intenderci meglio: nel capitolo X della parte seconda, intitolato «L'apostolato degli Istituti», l'Autore inserisce pure la trattazione sui religiosi vescovi (articolo Vili, 258-261) e sulle Conferenze dei su­periori maggiori (articolo IX, 262-263) ai quali il Codice, peraltro, consacra dei ca­pitoli a sé (rispettivamente il cap. VII, cann. 705-707 e il cap. Vili, cann. 708-709 della parte III del Libro II). Qual è la ragione, c'è forse, per l'Autore, qualche at­tinenza con l'apostolato stride dictus o è semplicemente una collocazione «residua­le»?

Opportunamente l'Autore, fonda la sua trattazione non solo sulle nonne co-diciali ma anche sulla normativa contenuta in vari altri documenti legali emanati o direttamente dal Sommo Pontefice oppure dai vari Dicasteri della Curia Romana competenti per le differenti materie di volta in volta considerate. Spesso si richiama pure, necessariamente, al diritto proprio, così ricco e variegato, degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, esattamente come fa il Codice che ha inteso rivalutare, sulla scorta del principio di sussidiarietà, quanto queste istituzioni hanno creato nel lungo corso della loro storia.

Ci sono sembrati interessanti anche i richiami dell'Autore ad alcune situazioni difficili da risolvere dottrinalmente o non contemplate direttamente dal Legislatore che egli, con esplicito riferimento agli antichi manuali chiama talvolta «scholion»; si veda per es., la questione della «vocazione interiore» (180-182) o della «esclaustra-zione qualificata» (290) nonché della professione del novizio «in articulo mortis» (200-201).

L'opera offre alla fine, oltre al consueto indice generale (435-444) e ad una breve bibliografia (407-411), anche un indice analitico di 112 termini da «abbando­no» a «voti» (415-422) ed un utile indice dei canoni citati (423-433).

L'Autore nel licenziare alle stampe questa sua opera si proponeva «di dare ai lettori, particolarmente alle persone consacrate, una visione globale ... (e) una trat­tazione sistematica e piuttosto completa di tutto ciò che nel diritto si riferisce alla vita di perfezione» (5). Al termine della lettura del libro in questione, ci sembra di poter dire che lo scopo è stato senz'altro (e felicemente!) raggiunto. Il P. Calabrese s'esprime con un linguaggio sobrio ma soprattutto preciso e tecnico (giuridico) per cui il volume gode del grande pregio della chiarezza e della sinteticità pur essendo sufficientemente dettagliato nella spiegazione di tutta quanta la normativa codicia-le sugli IVC e le SVA.

L'opera, bella nella sua veste editoriale, austera nel titolo che è «semplicemen­te» quello dell'iscrizione codiciale apposta alla normativa sui «consacrati» (senza indulgere, dunque, ad inutili estetizzazioni o a parole cosiddette «a effetto» ricor­renti, purtroppo, in molte pubblicazioni recenti su argomenti analoghi), è un otti­mo manuale prima di tutto - e logicamente! - per i membri di Istituti di vita con­sacrata e di Società di vita apostolica, troppo spesso dolorosamente (e pericolosa­mente) «ignari» del patrimonio giuridico che li riguarda, poi per gli studenti e an­che per i docenti di diritto canonico, particolarmente in vista della preparazione dei corsi, nonché infine, per tutti gli «operatori del diritto» coinvolti a vari titoli, uffici e competenze con gli IVC e le SVA.

Essendo pertanto l'opera didattica e, allo stesso tempo, pratica c'è da auspi­carle, specialmente come rimedio alla scarsa informazione e alla confusione in ma­teria, una vasta diffusione.


 
 
 
 
 
 
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